“Gli italiani, abituati fin dal Medio Evo a produrre, all’ombra dei campanili, cose belle che piacciano al mondo”. In questa sintesi perfetta Carlo Maria Cipolla, uno dei maggiori storici europei dell’economia, ha raccontato le caratteristiche principali della nostra impresa: le radici, il legame con i territori, la forza distintiva della bellezza e della qualità della manifattura, la vocazione internazionale. Cultura d’impresa dunque, come chiave competitiva.
Una cultura politecnica, sofisticata e popolare, che sa legare le conoscenze umanistiche con quelle della scienza, Leon Battista Alberti e Leonardo, le scoperte di Galileo e la ragione illuminista di Verri e di Beccaria nella Milano che si prepara all’industria, l’avanguardia artistica di Boccioni nella “Città che sale” e prefigura l’urbanistica e l’edilizia della metropoli e la chimica del Premio Nobel Giulio Natta che trasforma l’industria italiana con dimensioni mondiali.