Abbiamo bisogno di Buone Notizie anche dall’economia italiana. Non solo di esperienze esemplari, generative, talvolta profetiche, ché fortunatamente si moltiplicano. E vanno cercate e riconosciute, come direbbe Italo Calvino, «con attenzione e apprendimento continuo» per farle «durare e dargli spazio».
Penso proprio ad una lettura diversa della nostra economia. Molti sono i nostri mali antichi: non solo il debito pubblico, le diseguaglianze, l’illegalità e le ecomafie, una burocrazia spesso inefficiente e soffocante, un sud che perde contatto. Mali che facciamo fatica ad affrontare se non chiamiamo ad un impegno comune le energie migliori. Eppure spesso i nostri risultati economici, come in questi giorni, sorprendono chi ci guarda da lontano, magari con le lenti delle agenzie di rating o della narrazione mainstream. Senza curiosità ed empatia. Non si capisce l’Italia e l’andamento della sua economia, la forza del made in Italy, che talvolta sorprende, se, oltre a vedere i nostri difetti, non si colgono i punti di forza. Il nostro Paese dà il meglio di sé quando incrocia i suoi cromosomi con un modo tutto italiano di fare economia: che tiene insieme innovazione e tradizione, coesione sociale, nuove tecnologie e bellezza, capacità di parlare al mondo senza perdere i legami con i territori, sostenibilità e competitività. E questa l’Italia che la Fondazione Symbola cerca di leggere e raccontare. È questo il senso del dossier «L’Italia in lo Selfie» che viene prodotto ogni anno con le Camere di Commercio Estere e Unioncamere con il patrocinio dei Ministeri degli Esteri, dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, delle Imprese e del Made in Italy. Un racconto che è un promemoria e un’agenda che parte da dati spesso ignorati o sottovalutati.