Imprenditoria femminile, orientamento al lavoro, occupazione giovanile, soft skills e tanto altro in questa intervista esclusiva alla dott.ssa Valeria Giaccari
Valeria Giaccari è l’attuale presidente del Comitato per l’Imprenditoria femminile della CCIAA di Roma, è vicepresidente della sezione consulenza e formazione di Unindustria ed è fondatrice e consigliera della principale agenzia per il lavoro, Orienta.
Nell’intervista rilasciata in esclusiva al nostro giornale, racconta che la sua passione per le scienze economiche e per le risorse umane l’hanno convinta ad un certo punto della vita ad intraprendere la strada dell’impresa.
Dottoressa Valeria Giaccari, qual è il core business dell’azienda Orienta?
Siamo un’Agenzia per il lavoro che come attività principale, unita ad altrettanto rilevanti attività, offre un servizio qualificato di somministrazione di lavoro. Siamo attivi fin dal 1998 e più in generale operiamo a tutto campo nel settore delle risorse umane, oltre che nella somministrazione a tempo determinato e nello staff leasing (somministrazione a tempo indeterminato), anche nella ricerca e selezione del personale, nella formazione (Orienta Academy), nella ricollocazione professionale e nell’outsourcing di attività aziendali tramite Orienta Direct, società attiva dal 1993.
Quali sono gli strumenti utilizzati per favorire l’incontro tra domanda e offerta di lavoro e quali sono i criteri di selezione del personale destinato alle aziende?
Quando un’azienda cerca delle figure da inserire nel proprio organico per specifiche mansioni è alla ricerca di una o più persone con le giuste competenze ed esperienze per quella specifica posizione attraverso una valutazione delle caratteristiche oggettive. Sembra banale ricordarlo, ma questo è il primo step. Ma ciò che fa la differenza, tuttavia, rispetto al criterio di selezione di un candidato è un altro tipo di competenza, che potremmo definire trasversale, ossia le cosiddette soft skills o competenze umane. Sono queste ultime che determinano il successo o meno nella ricerca di un lavoro e nei percorsi di carriera. Parliamo di valori quali: lo spirito di sacrificio, l’umiltà, la capacità di lavorare in gruppo e per obiettivi, una mentalità positiva e orientata al problem solving, buone doti comunicative, perseveranza e duttilità e altri valori. Sono questi tratti che definiscono un profilo vincente e che garantiscono, insieme alle competenze, l’occupabilità: ossia la capacità delle persone di essere attrattive e interessanti per il mondo del lavoro. La questione delle soft skills è talmente importante che ci siamo posti l’obiettivo di far conoscere soprattutto ai giovani che si approcciano per la prima volta al mondo del lavoro l’importanza di questo aspetto. Allo scopo abbiamo lanciato un programma di iniziative nelle scuole italiana nel 2018 e 2019 dal titolo Nove mosse per il futuro – riprendendo l’omonimo titolo del libro sul tema scritto da Giuseppe Biazzo, Ad Orienta – con la finalità di spiegare e comunicare agli studenti delle scuole superiori l’importanza delle “competenze umane” coinvolgendo anche numerosi direttori del personale di molte aziende. L’iniziativa, che stiamo portando avanti anche nelle università, che ha già coinvolto circa 50mila ragazzi, è focalizzata proprio nell’incontro diretto con le aziende che spiegano realmente quali sono le aspettative del mondo del lavoro e come allenare le competenze soft.
Negli ultimi venti anni il mercato del lavoro italiano ha subito profonde trasformazioni. Può spiegare se dagli anni della crisi ad oggi le imprese femminili sono cresciute e in quali settori sono più rappresentative?
Gli ultimi dati del IV rapporto sull’imprenditoria femminile in Italia realizzato da Unioncamere parla di circa un milione e 340mila imprese guidate da donne, il 22 per cento sul totale. Il dato interessante da evidenziare riguarda non solo il fatto che negli ultimi 5 anni le aziende “femminili”, sono cresciute (+2,9%), ma lo hanno fatto in misura maggiore rispetto a quelle guidate da uomini (+0,3%). Da questo trend si può quasi dedurre che il futuro dell’impresa è rosa se pensiamo che in termini assoluti sono, sempre nei 5 anni, le nuove imprese “femminili” sono state +38.080 contro i + 12.704 imprese “maschili” incidendo sulla crescita complessiva delle imprese in Italia con una percentuale del 75%. Rispetto ai settori permane una presenza consistente in quelli più tradizionali ma contestualmente si stanno facendo strada in quelli più innovativi: nelle attività professionali scientifiche e tecniche (+17,4% contro il +9,3% di quelle maschili) e nell’informatica e telecomunicazioni (+9.1% contro il +8,9% di quelle maschili). È interessante, inoltre, sottolineare come l’incidenza dell’imprenditoria femminile nelle regioni del Centro e del Mezzogiorno. In assoluto, l’incidenza maggiore delle imprese femminili sul totale delle aziende vede ai primi tre posti Molise, Basilicata e Abruzzo) e i tassi di crescita più rilevanti riguardano: Lazio (+7,1%), Campania (+5,4%), Calabria (+5,3%).
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