Bob Forrester, numero uno della fondazione creata da Paul Newsman negli anni Ottanta, racconta i nuovi standar dell’impresa sociale al servizio del terzo settore
MILANO – In fondo è da qui, da questo volto, che prese le mosse Paul Newman per realizzare il suo sogno, 24 anni fa. E allora conviene ripercorrerne i passi: e ripartire dallo sguardo di Robert Forrester, se si vuole capire meglio di che parliamo, quando parliamo di impresa sociale.
Sessantanove anni, Forrester incontrò la stella di Hollywood nel ‘93. Newman aveva bisogno di qualcuno che lo aiutasse a far quadrare i conti di un campeggio per bambini malati organizzato all’estero: puntò su di lui. I due divennero così amici che Forrester decise di lavorare gratis, per Newman, per 13 anni: e che il tre volte premio Oscar lo scelse per presiedere la sua fondazione, nel 2005.
Quella fondazione, la Newman’s Own Foundation, raccoglie l’eredità di un sogno nato nel 1980, quando quasi per caso l’attore e un suo amico si misero a vendere salse bio per insalate. Nel primo anno, guadagnarono 300 mila dollari.
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