Nell’Italia che cresce appena dello 0,7% quest’anno e di un altro stentato 0,7% nel ’24 (secondo stime del Fondo Monetario Internazionale, mentre il governo insiste sull’1,2%) pesano molto, in negativo, sia il cosiddetto “inverno demografico” sia l’insufficiente partecipazione delle donne al mercato del lavoro. Una questione da affrontare con scelte strategiche, politiche ed economiche, in nome delle buone ragioni dello sviluppo sostenibile. E proprio la recente attribuzione del Premio Nobel per l’economia a Claudia Goldin, docente ad Harvard, per i suoi studi sul mercato del lavoro femminile e sulle conseguenze delle disparità di genere sulle retribuzioni e sulle opportunità di carriera può stimolare sia i nostri decisori politici sia le imprese (protagoniste di primo piano della crescita economica e del benessere diffuso) a dedicare maggiore attenzione a come evitare che le gravi diseguaglianze deprimano le possibilità dell’Italia. Un’Italia sempre più stretta tra alto debito pubblico, crescita asfittica e scarsa mobilità sociale. Tra stagnazione e frustrazione delle speranze delle nuove generazioni.