«Un’inversione di tendenza». Che rischia di vanificare i progressi fatti in passato. E che allontana l’obiettivo dell’uguaglianza di genere. Il giudizio di Rosanna Oliva de Conciliis sul tema è netto: «Dal 2010, la situazione italiana è migliorata notevolmente nel suo complesso. Ma nel 2016 il trend si è invertito: è iniziata una discesa per la quale non vediamo segnali di ripresa».
Oliva de Conciliis è presidente della Rete per la Parità, associazione che fa parte dell’Alleanza Italia per lo sviluppo Sostenibile (ASviS), la coalizione nata tre anni fa per spingere il nostro Paese a raggiungere i diciassette obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Onu (Sustainable Development Goals – Sdg, in inglese), da centrare entro il 2030.
Nello specifico, è la coordinatrice del gruppo di lavoro sul Goal 5: Raggiungere l’uguaglianza di genere e l’empowerment (maggiore forza, autostima e consapevolezza) di tutte le donne e le ragazze. L’indicatore composito che ne valuta l’andamento, contenuto
nell’ultimo rapporto ASviS pubblicato a ottobre e relativo agli anni 2010-2016, si è fermato a 139. L’anno precedente aveva toccato quota 148, in costante crescita rispetto al punto di partenza 100, indicato per il 2010.
Un risultato negativo, ancor più grave perché, come si legge nello stesso rapporto, «la disuguaglianza di genere tocca ogni obiettivo e, se non perseguita, rischia di compromettere il raggiungimento di tutti gli Sdg». Ma quali sono, nel dettaglio, gli elementi che compongono questo quadro poco incoraggiante? I dati sono numerosi ed eterogenei.