Viviamo un periodo di straordinarie opportunità tecnologiche ed economiche, che non servirà a farci fare progressi verso bene comune e ricchezza di senso di vita (e ci renderà invece sempre più soli, rancorosi e diseguali) se non investiamo nelle persone e nelle relazioni di cura. Lo ha ricordato bene Mauro Magatti nel suo editoriale su ‘Avvenire’ di domenica 20 giugno, sottolineando come i trasferimenti monetari non bastano a curare povertà e fragilità multidimensionali che affliggono milioni di persone nel nostro Paese. Quando definiamo un processo in economia parliamo di alta intensità di lavoro o alta intensità di capitale ( labour o capital intensive). Dobbiamo iniziare a capire che la chiave per un futuro inclusivo e sostenibile è costruire processi ad alta intensità (e qualità) di cura e di relazione interpersonale.
I partecipanti alla Settimana sociale dei cattolici italiani che culminerà nell’evento di Taranto del 21-24 ottobre ne hanno piena consapevolezza e hanno messo al centro l’ecologia integrale in una prospettiva di stretta connessione tra dimensione ambientale e sociale senza perdere il riferimento alla centralità della persona e alla relazione di cura. È in questa chiave che è partito dai territori e dalle diocesi (come già a Cagliari) un percorso di identificazione di migliori pratiche imprenditoriali, associative e di amministrazioni locali che ispira le scelte concrete e il cammino dei giovani organizzato in agorà digitali. Le agorà digitali riflettono su progetti di formazione, di comunicazione, di startup imprenditoriale e di proposte di policy e di advocacy attorno ai temi dell’ecologia integrale partendo dall’assunto che ‘tutto è connesso’ e cercando dunque di legare l’aspetto economico con quello ambientale, sociale e di ricchezza di senso/significato del vivere.