Prima la si pratica e poi la si comunica. Vale per le aziende e funziona anche per la collettività, perché nasce dalla consapevolezza. Come spiega Rossella Sobrero in “Sostenibilità e comunicazione non convenzionale”
La parola sostenibilità è diventata come il sale, si mette in ogni minestra. A proposito e a sproposito, perché ci si crede o perché è di moda e fa comodo darsi una patina virtuosa. Il pericolo però non è l’uso è la retorica, la strumentalizzazione, il greenwashing, quel vizio opportunistico di farsi una verginità ecologica di facciata per guadagnare un po’ di credibilità immeritata.
Il vantaggio di tutto ciò è che nonostante la tanta nebbia la sensibilità dei cittadini, che sono a un tempo produttori, consumatori ed elettori, è aumentata insieme alla consapevolezza. Imbrogliarli è più difficile, il sistema si è dotato di regole che aiutano, fioriscono organizzazioni, fondazioni, associazioni che fanno i cani da guardia, fanno ricerca, fanno formazione.
Rossella Sobrero, l’autrice di Sostenibilità e comunicazione non convenzionale è una professionista della comunicazione da oltre vent’anni impegnata sui temi del sociale e della responsabilità sociale di impresa e il suo messaggio centrale è che la sostenibilità prima la si pratica e poi la si comunica. Esattamente il contrario del greenwashing. Prima fare e poi dire, la stessa regola che si è dato il neo presidente del consiglio Mario Draghi, è la chiave per la credibilità e la strada per l’autorevolezza. Per le aziende è fondamentale. Predicare bene e razzolare male è sempre più pericoloso, grazie a internet le informazioni circolano globalmente in tempo reale e nascondersi o nascondere è diventato difficilissimo, la notizia dello sversamento di liquidi inquinanti in un fiume o dell’uso di lavoro minorile diventa in un baleno una campagna che può distruggere un marchio.