Mentre ci si domanda quale e quanto spazio dare all’Intelligenza Artificiale e quanto reale sarà il mondo virtuale, resta nodale il tema del ruolo dell’uomo e del lavoro. In discussione non è solo il saldo in termini di livelli occupazionali fra le attività che andranno ad esaurirsi e le nuove opportunità che si apriranno con l’introduzione delle tecnologie digitali e l’implementazione della transizione ecologica, il lavoro andrà completamente ripensato nelle modalità e anche nei luoghi di svolgimento.
Le grandi dimissioni, il quiet quitting, la crescente richiesta di smart working, il lavoro nel metaverso, le sempre più diffuse istanze di riduzione dell’orario di lavoro sono solo alcune delle importanti tendenze che portano a ritenere che nei prossimi anni il lavoro cambierà radicalmente.
L’identità data da un mestiere sarà probabilmente sostituita dall’insieme di competenze, spesso afferenti al mondo delle cosiddette soft skills, quelle propensioni e capacità trasversali a più settori della produzione e dei servizi, che costituiranno il bagaglio di ognuno di noi. Per questo è indispensabile assegnare sempre maggior rilievo alla formazione dei nostri giovani, perché senza il loro apporto si oscura il futuro di tutta la collettività.
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