Quasi un miliardo e mezzo di euro (1,412 mld) investiti in azioni di CSR (Corporate Social Responsibility) dalle aziende italiane che hanno scommesso sul loro ruolo di responsabilità sociale. Cioè il 25% in più rispetto al dato del 2015 (1,122 mld). L’85% delle aziende ha scelto di scommettere sulla CSR (era l’80% nel 2015), un valore quasi doppio, rispetto a quello di sedici anni fa, quando iniziò la rilevazione dell’Osservatorio Socialis.
Attenzione al territorio e alle comunità locali, alle azioni di riduzione dell’impatto ambientale per le spese energetiche e per la raccolta dei rifiuti: ma anche grande e crescente attenzione al coinvolgimento dei dipendenti e al supporto della cultura aziendale. L’VIII Rapporto sull’impegno sociale delle aziende in Italia è stato presentato a Roma (con la partecipazione di Acea, Ferrovie dello Stato, MSD, Prioritalia e Terna) presso il Ministero dello Sviluppo Economico. L’iniziativa è realizzata dall’Osservatorio Socialis di Errepi Comunicazione, in collaborazione con l’istituto Ixè, su un campione rappresentativo di 400 aziende italiane con più di 80 dipendenti.
“Gli investimenti in percorsi di responsabilità e sostenibilità sono ormai avvertiti come necessari, anche grazie alla spinta dei consumatori – ha spiegato Roberto Orsi, Direttore dell’Osservatorio Socialis – e stanno mettendo radici nelle organizzazioni che vogliono stare sul mercato in maniera più efficace e duratura. La sfida ora è far diventare la CSR più popolare, riconoscibile e contagiosa, premiando chi forma il personale, è coerente, condivide a tutti i livelli, ascolta gli stakeholder, comunica e informa, programma e misura la responsabilità sociale”.
IL VALORE ECONOMICO DELLA CSR – Più di 200mila euro (209mila per l’esattezza) la media di spesa/investimento nel 2017 per le imprese italiane: +18,7% rispetto al 2015, quando la cifra media per azienda era ferma a 176mila euro. La previsione di spesa 2018 per azienda arriva a 267mila euro (+27,8%). Nell’impegno attivo in CSR si registrano vistose differenze di comportamento tra i settori economici; quelli più attivi sono: il chimico della gomma/plastica, il meccanico/auto, il finance, il commercio, l’elettronica/informatica/telecomunicazioni. L’incidenza dell’impegno in attività di CSR è maggiore tra le aziende quotate in Borsa.
GLI OBIETTIVI DELLA CSR: UNO SVILUPPO SOSTENIBILE – Le aziende che fanno attività di CSR vogliono “contribuire allo sviluppo sostenibile” (35% delle risposte) e vogliono essere “responsabili verso le generazioni future” (32%) e vogliono “migliorare i rapporti con le comunità locali” (29%). Meno importante l’obiettivo commerciale: “solo” il 21% si prefigge di “attrarre nuovi clienti” con azioni di CSR.
LE MOTIVAZIONI DELLA CSR: MIGLIORI RELAZIONI CON GLI STAKEHOLDER – Aggregando le molteplici modalità di risposta, si rende evidente qual è il peso specifico delle motivazioni:
- il vantaggio per la gestione delle relazioni con il territorio, con banche e stakeholder muove il 52% delle imprese;
- la sensibilità ambientale muove il 51% delle imprese;
- l’espansione/fidelizzazione del portafoglio clienti muove il 46% delle imprese;
- la qualificazione dell’immagine e della reputazione corporate muove il 35% delle imprese;
- i fattori economici e di risparmio (tasse/finanziamenti) muovono il 21% delle imprese;
- il miglioramento del clima interno motiva il 16% delle imprese.
LA CSR CREA SPIRITO DI SQUADRA – Metà delle aziende che hanno investito in CSR sono convinte che per ricavare soddisfazione da queste attività sia indispensabile coinvolgere tutti i livelli aziendali, così da diffondere la cultura della responsabilità dal top management a tutti i dipendenti; 4 su 10 ritengono che sia indispensabile formare il personale e far crescere comportamenti responsabili duraturi. Il 35% mira alla costruzione di strategie di CSR coerenti con i piani industriali.
VALORE E SODDISFAZIONE: CREDITO PIU’ FACILE CON LA CSR – Quasi la totalità delle imprese usa sistemi di misurazione del valore delle iniziative, primo tra tutti l’analisi dei profilo dei rischi, poi la valorizzazione dei costi esterni ambientali e sociali internalizzati, il calcolo dello SROI e la mappatura delle iniziative in relazione con gli interessi degli stakeholder. Il 97% delle aziende che fanno attività di CSR si dichiara soddisfatto. L’85% ritiene che le politiche di CSR rendono l’impresa “più attrattiva e affidabile in termini di accesso al credito e come possibile oggetto di investimenti”.
I VANTAGGI: CLIENTI E DIPENDENTI PIÙ FEDELI – Il primo vantaggio riconosciuto alla CSR è sul fronte del mercato: oltre il 50% delle imprese che ha investito in CSR ha rilevato un miglioramento del posizionamento, della reputazione ed anche un aumento della notorietà; in quasi 4 casi su 10 si è riscontrato un aumento della fidelizzazione dei clienti.
Il 49% delle imprese riconosce l’efficacia della CSR nell’agevolare i rapporti con le comunità locali e, in seconda battuta, con le pubbliche amministrazioni. Ambedue questi vantaggi relazionali sono cresciuti significativamente rispetto al dato del 2015. Aumentano, pure solo in linea tendenziale, anche le ricadute positive sul clima interno all’azienda: il 44% registra un miglioramento del clima e un maggior coinvolgimento del personale.
LA PERCEZIONE DELLA CSR NELLE AZIENDE: LA FINANZA E’ PIU’ SENSIBILE – Il 48% delle imprese intervistate ritiene che l’attenzione verso la CSR sia in crescita e il 47% che sia stabile. Il dato relativo all’aumento dell’attenzione da parte delle imprese verso la CSR è di molto cresciuto rispetto a due anni fa, segno che conferma una progressiva diffusione della consapevolezza della rilevanza della CSR tra i manager italiani. Ne sono convinti in misura maggiore il settore finance, la chimica/farmaceutica e l’industria della metallurgia.
UN MARCHIO PER LA CSR – Il 52% delle imprese intervistate si augura che venga predisposto un “marchio” che premi le attività di CSR. In questa iniziativa viene visto il più importante volano per lo sviluppo degli investimenti in CSR; ancor più degli incentivi fiscali (50%).
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