L’agenzia internazionale per l’energia ha pubblicato recentemente una tabella di marcia che consentirebbe di raggiungere con successo l’obiettivo di emissioni nette zero di anidride carbonica nel 2050, obiettivo che l’Ue si è data per poter contrastare il riscaldamento globale ed evitare aumenti della temperatura media del pianeta superiori ai limiti fissati dall’accordo di Parigi sul clima. Secondo l’agenzia, entro il 2025 dovrebbero essere fuori commercio le caldaie alimentate da fonti fossili, entro il 2030 il 60% delle automobili vendute dovrebbero essere elettriche, entro il 2035 il 50% delle vendite di camion altrettanto. Nel 2040 il 50% degli edifici esistenti dovrebbe essere efficientato e avere emissioni zero, entro il 2040 il 50% degli impianti di riscaldamento dovrebbe funzionare a pompe di calore.
Nessuno può prevedere se l’obiettivo sarà raggiunto e gli step intermedi sono così impegnativi da far dubitare che sia possibile. Quello che però è certo è che questa roadmap rappresenta la direzione di marcia futura delle istituzioni e del sentiero di sviluppo di cui le imprese del nostro Paese dovranno tener conto se vogliono continuare a essere competitive. Avere presente questo scenario e muoversi di conseguenza evitando “politiche dello struzzo” che mette la testa sotto la sabbia vorrebbe dire aver compreso la lezione dell’Ilva che, per non aver affrontato per tempo il problema della sostenibilità come invece fatto dalla sua gemella West Alpine a Linz, è entrata in una lunga crisi che sta mettendo a rischio la sua sopravvivenza futura. Come già sottolineato dal Sole 24 Ore, il piano non può essere realizzato semplicemente attraverso vincoli all’offerta che prescindano da profonde trasformazioni del sistema produttivo se vogliamo evitare il rischio di “inflazione verde” dettata da limiti di offerta di fonti fossili che non riusciamo ancora a sostituire. Per riuscire nell’intento è essenziale modificare i comportamenti di milioni di famiglie e imprese con politiche di incentivo e non che siano efficaci. Le trasformazioni principali dovranno coinvolgere cinque ambiti: sistemi di produzione industriale (soprattutto nei settori acciaio, cemento, plastica), agricoltura e allevamento intensivi, sistemi di produzione di energia, mobilità e riscaldamento/affrescamento degli edifici.
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