È possibile passare da un carcere “fordista”, che per casi diversi prevede trattamenti uguali, ad un carcere in grado di offrire un trattamento individualizzato del detenuto e finalizzato al suo reinserimento sociale? In tempi di crisi e austerità, caratterizzati da «un welfare sempre più sbilanciato e gracile rispetto alle politiche di inclusione e prevenzione», la risposta può arrivare dall’utilizzo di strumenti economici innovativi, in grado di coinvolgere il privato nel reperimento di quelle risorse che il pubblico da solo non è più in grado di garantire: uno di questi è il “Pay by result”, il cui primo studio di fattibilità in Italia – incentrato sui dati raccolti nel carcere torinese di Lorusso Cutugno – è stato presentato a Roma da Human Foundation in collaborazione con Fondazione Sviluppo e Crescita CRT, il Politecnico di Milano, l’Università di Perugia e di KPMG.
Lo studio prende le mosse dall’esperimento dei Social Impact Bonds nel carcere inglese di Peterborough, a supporto di un programma finalizzato alla sperimentazione di progetti innovativi per il reinserimento dei detenuti e l’abbattimento della recidiva. La particolarità di questo sistema sta nel fatto che i benefici generati da questi progetti devono essere misurabili, traducendosi in risparmi concreti per l’Amministrazione penitenziaria e le casse pubbliche: dal minor numero di pasti da erogare alla riduzione delle spese per la sicurezza, fino al grande risparmio in termini di processi penali non eseguiti. «Solo nel caso in cui questi risultati siano effettivamente raggiunti e verificati da una terza parte indipendente, allora la Pubblica Amministrazione ripagherà gli investitori privati che, di fatto, hanno anticipato il finanziamento per testare l’efficacia del progetto» spiega il coordinatore di Human Foundation, Federico Mento.
Un processo che coinvolge diversi attori: dal pubblico, che individua i progetti, agli investitori sociali (in genere fondazioni bancarie o d’impresa), e ancora gli intermediari, le organizzazioni non-profit che forniscono i servizi, fino all’ente valutatore. «Il cuore di questo sistema è la valutazione dell’impatto sociale – afferma la Presidente di Human Foundation, Giovanna Melandri – spostando così l’attenzione del welfare dai mezzi ai fini, ovvero al benessere della persona». Ecco perché i promotori contano di estenderlo anche ad altre aree del welfare italiano, come la lotta alla dispersione scolastica, la salute, l’immigrazione.