Intervista a Barbara Santoro, Responsabile Sviluppo Strategico di Shenker e Consigliere di Anima.
Cittadini, istituzioni, imprese, università… oggi sono tutti chiamati in causa quando si tratta di ragionare sul futuro del pianeta. Orientare le proprie azioni quotidiane alla sostenibilità può essere il primo passo per diffondere la cultura del rispetto dell’ambiente a tutti i livelli. Ma per agire bisogna prima allenarsi a “pensare sostenibile”, come scrive Barbara Santoro, Responsabile Sviluppo Strategico di Shenker, nel suo omonimo libro presentato di recente a Roma. Una raccolta di storie e riflessioni di studiosi, manager, imprenditori ed esperti, che hanno fatto della sostenibilità il principio ispiratore della propria vita, e tuttora partecipano al cambiamento.
È in un certo senso il suo vademecum per una “rivoluzione sostenibile”. Come è nato?
“Dall’esperienza maturata in Anima, l’associazione che riunisce imprenditori, manager e liberi professionisti con l’obiettivo comune di promuovere la cultura della responsabilità d’impresa. Nel corso di tanti incontri, di numerosi momenti di condivisione di idee, esperienze e storie emerge quanto la sostenibilità non solo conviene e fa bene all’economia, ma fa bene all’anima. La responsabilità non è di qualcun altro ma di tutti noi, e unendo le forze, “jumping together”, possiamo far tremare la terra. Affinché un patrimonio di conoscenze possa, infatti, trasformarsi in un potente agente di cambiamento è necessario che converga su un chiaro obiettivo condiviso, raggiungibile solo attraverso la capacità di collaborare”.
Nel libro ripercorre l’evoluzione storica della sostenibilità. A che punto siamo oggi?
“Secondo Dennis Meadows (coordinatore del team che ha curato lo studio I Limiti della Crescita) è troppo tardi per la sostenibilità perché abbiamo ormai superato il punto di non ritorno e comunque, afferma, ‘la gente se ne frega’. Molti come lui parlano di ‘resilienza’, intesa come capacità di resistere a un urto, e citano i dati più preoccupanti. Io credo che la resilienza da sola non possa bastare perché, a differenza del concetto di sostenibilità, non porta in sé nessuna idea di futuro o di responsabilità, se non verso se stessi, e non evoca nessun pensiero catalizzante che possa trasformarsi in un piano d’azione collettivo tale da determinare un cambiamento significativo”.