di Patrizia Capua.
Roma – Lavorare da casa? No grazie. Se ne discute tanto, ma i manager italiani sono assolutamente contrari al telelavoro.
Lo dice un’indagine commissionata da Adecco, il gruppo leader nella ricerca e selezione delle risorse umane, alla società Community media research, che racconta come i manager delle aziende del nostro paese vedono la propria attività a tempo indeterminato, cosa pensano oggi e che vogliono fare in futuro.
I manager stanno bene in azienda ma si reputano malpagati per quello che fanno, sono fautori della flessibilità negli orari e nei turni per mantenere il lavoro, e convinti che oggi un’attività a tempo indeterminato consenta di fare progetti e di guardare avanti con maggiore serenità. Malgrado ciò, pensano che da qui a cinque anni potrebbero dire addio al posto fisso per dedicarsi a un lavoro autonomo.
Su mille intervistati, da Nord a Sud, donne e uomini, giovani e meno giovani, alla domanda “Se le venisse proposto il telelavoro?” il 72,2 per cento dei dirigenti risponde che armarsi di tablet e trasferire tra le mura domestiche il desk dell’ufficio è “impossibile per il lavoro che svolgo”. E, anche se in misura minore, lo smart working non ha appeal nemmeno per gli altri lavoratori (59,8).
«La reticenza a pensare l’organizzazione aziendale fuori dai canoni finora dominanti – osserva Andrea Malacrida, amministratore delegato di Adecco – dipende da una scarsa consapevolezza su cosa voglia dire telelavoro e su come vada praticato. La preoccupazione è figlia di una cattiva informazione. Perché ormai tra telefonia, digitale e aziende innovative, se l’Italia vuole accelerare deve educare le persone a novità come questa».
Il no allo smart working corrisponde a un ancoraggio forte alla scrivania.