Stiamo vivendo momenti davvero difficili. Non solo per quello che accade sul campo di battaglia, per i lutti, il dolore e le atrocità causate dall’aggressione della Russia all’Ucraina, una guerra che ci ripiomba nei peggiori incubi del Novecento, ma anche dal punto di vista della nostra capacità di capire a fondo e rielaborare quanto sta accadendo. Due sembrano essere i problemi principali. Le emozioni della guerra polarizzano e rischiano semplicisticamente di dividerci tra pacifisti ingenui e patrioti con l’elmetto.
Alimenta l’identificazione nel primo gruppo l’errore di chi, spinto dal sano e legittimo desiderio di vedere la fine del conflitto, scivola sul piano della verità dei fatti e finisce per minimizzare la gravità di quello che sta accadendo mettendo tutto sullo stesso piano. La pace non si ottiene sacrificando la verità. L’aggressione armata contro un altro Stato, che in poco tempo ha creato decine di migliaia di vittime e milioni di profughi è un crimine contro l’umanità.