Oggi abbiamo bisogno di parlare di responsabilità civile dell’impresa perché le dimensioni culturali, politiche, sociali dell’ambiente in cui l’impresa opera, sono essenziali per il suo successo. La stagione della società taylorista, in cui la governabilità dell’azienda era tutto quel che si chiedeva al management è alle nostre spalle. La concezione che separa i fatti dai valori, i risultati dall’etica, le motivazioni estrinseche da quelle intrinseche di chi lavora, è diventata una palla al piede. Concepire l’impresa come merce che può essere comprata e venduta significa dimenticare che le imprese in quanto organizzazioni alle quali la società assegna il compito di trasferire valori e generare aspettative di progresso, caratterizzano sempre più il panorama sociale, rimpiazzando altre forme di aggregazione. Non esserne al corrente significa ignorare il potere che chi guida l’impresa ha nel forgiare il carattere di un numero ragguardevole di persone.
Per questo Confindustria Canavese, Fondazione Adriano Olivetti, Legambiente, AidaPartners Ogilvy Pr, Message Group, Pubblico08, Mercatino e Aeg, hanno fondato Il Quinto Ampliamento, associazione che si propone di sviluppare un modello di fare impresa basato sui princìpi dell’Economia Civile. La cosa va salutata con simpatia perché l’associazionismo d’impresa è un fattore di crescita del capitale sociale di tipo bridging e poi perché l’associazione vuole rinverdire, adeguandolo ai tempi, il modo (non tanto il modello) di fare impresa di Adriano Olivetti, intendendola come agente di trasformazione non solo economica, ma anche sociale e civile.
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