L’impresa sociale, che nell’ambito del Terzo settore si è rivelata negli ultimi anni la componente più dinamica, sta attraversando una fase di transizione destinata a condizionare in modo decisivo il suo futuro. Da un lato, infatti, resta radicata la connessione di questa forma di impresa rivolta alla produzione di bene comune con la galassia del non profit, dalla quale è storicamente nata e dove si trova an che la sua specifica impronta giuridica. A ben vedere, anzi, la legge delega per la riforma del Terzo settore, recentemente approvata e ora in attesa dei decreti d’attuazione, ha rafforzato il posizionamento dell’impresa sociale nell’alveo del non profit, dedicandole attenzioni e condizioni specifiche, che ne fanno un comparto ben definito sul piano normativo.
D’altro lato, però, negli ultimi anni si sono moltiplicati i contesti nei quali si sperimentano forme di imprenditoria sociale, non solo come evoluzione nell’ambito delle strategie di responsabilità sociale o di innovazione tecnologica, ma anche nel perimetro della cittadinanza attiva, per esempio nelle iniziative di rigenerazione dei beni comuni.
A questo si aggiunge la spinta oggettiva a potenziare i servizi resi “a domanda pagante”, visto il vistoso arre tramento del finanziamento pubblico in molte aree di intervento delle imprese sociali.