Una partita in cui il nostro paese può e deve essere protagonista. «Le sostenibili carte dell’Italia» è il titolo del convegno biennale del Centro studi di Confindustria, che si è tenuto a Verona, nella due giorni di appuntamenti che prevedono oggi le Assise generali. «Se il mondo va verso la sostenibilità l’Italia non può essere da meno, pena trovarsi spiazzata e perdere terreno anche nella competitività», ha detto il direttore del Csc, Luca Paolazzi, presentando la ricerca. «Il nostro faro – ha sottolineato – è una crescita inclusiva e sostenibile». Un messaggio lanciato in un territorio, come aveva spiegato il presidente degli industriali veronesi, Michele Bauli, aprendo la mattinata, che continua a fare da traino allo sviluppo nazionale, con un pil in crescita da 18 trimestri. Il territorio e le imprese sono proprio due dei tre assi che l’Italia può giocare per vincere la sfida della sostenibilità. Il terzo è il patrimonio culturale, «inteso come paesaggio e deposito di saperi e competenze». Gli imprenditori sono intesi come «attivatori di sviluppo e traghettatori verso il futuro», tanto più che, dice la ricerca, il 70% della spesa privata in ricerca e innovazione in Italia avviene proprio nell’industria manifatturiera. Il territorio è un asso, spiega ancora il Csc, perché «i distretti industriali sono ancora una grande risorsa, anche se hanno bisogno di aprirsi e reinventarsi», perché «la rigenerazione dei territori, infrastrutture e città, produce occupazione e reddito e i territori periferici, se inclusi nelle strategie di sviluppo, rappresentano un’opportunità».