Nel 62% dei casi è donna e fra le sue caratteristiche c’è una propensione alla cura, all’ascolto e alla mediazione. Ma ecco com’è messo il nostro Paese se confrontato con il resto dell’Europa in termini di sostenibilità aziendale. Intervista a Marisa Parmigiani, a capo della sostenibilità del Gruppo Unipol e presidente di Sustainability Makers, associazione che da oltre 15 anni rappresenta le professioni della sostenibilità in Italia.
Più forte della pandemia, la sostenibilità nelle sue tre declinazioni ha consolidato il suo ruolo di tema dominante non solo nelle agende politiche, ma anche nelle strategie aziendali. Una vera rivoluzione, che sta ridisegnando organizzazioni e processi, assegnando un peso nuovo rispetto al passato a coloro che in azienda si occupano di questi temi. Non è un caso, ad esempio, se chi coordina questo settore si trova alle dirette dipendenze dei vertici aziendali, riportando in un caso su quattro al direttore generale e nel 22% dei casi direttamente al CEO, così è scritto nel nuovo volume La sostenibilità come professione (Egea).
Professionisti di cui il mercato del lavoro ha un bisogno notevole: secondo l’ultimo rapporto GreenItaly, infatti, nel quinquennio 2016-2020 sono state oltre 441 mila le aziende che hanno deciso di investire in tecnologie e prodotti green; investimenti che devono però essere pianificati e governati da professionalità specifiche, fra cui proprio quella del responsabile della sostenibilità, in inglese sustainability manager.
Una figura che assume importanza crescente nella pianificazione strategica delle aziende e che mai come ora sta contribuendo a un cambiamento fondamentale. Ne abbiamo parlato con Marisa Parmigiani, a capo della sostenibilità del Gruppo Unipol e presidente di Sustainability Makers, associazione che da oltre 15 anni rappresenta le professioni della sostenibilità in Italia