La parola “controllo” è la più ricorrente: 77 volte. “Agevolazioni” compare nove volte.
Già l’analisi lessicale dei 104 articoli del nuovo Codice del Terzo settore fornisce una chiave di lettura sui contenuti del decreto madre della riforma del non profit. Da una parte la volontà del legislatore di mettere ordine e garantire trasparenza: la norma è stata discussa nel pieno dello scandalo di Mafia Capitale e ne ha probabilmente risentito.
Dall’altra la determinazione a facilitare chi lavora nell’”interesse generale” animato da finalità civiche e di utilità sociale e a snellire le incombenze burocratiche. Così, tra le principali novità del Codice del Terzo Settore (Cts), troviamo svariati benefici fiscali, social bonus e titoli di solidarietà, ma anche una facilitazione, attesissima, nell’accesso alla personalità giuridica (finora era soggetta a un regime concessorio mentre ora basterà andare dal notaio) e un Registro unico nazionale come ombrello della grande impresa italiana del bene.