È giusto puntare sull’alta formazione per l’indispensabile «capitale umano» di cui ha parlato Ferruccio de Bortoli, ma il mecenatismo non è sufficiente.
Caro direttore, l’analisi di Ferruccio de Bortoli su «La classe dirigente che serve» rappresenta un autorevole spunto di riflessione sul futuro del Paese, inteso — per quanto mi riguarda — a breve e a medio termine, e non oltre, perché troppe volte si parla di futuro semplicemente per buttare la palla in tribuna. La partita, invece, va giocata subito. È questione di opportunità: adesso si può.
Se c’è un effetto positivo del Covid-19, è quello di aver accelerato i processi decisionali. Io stesso, in appena tre mesi, ho potuto approvare un numero di provvedimenti per i quali, in precedenza, occorrevano anni. Una svolta epocale, che ha portato anche a un investimento record dello Stato sull’Università e la ricerca scientifica. Ovviamente, questi risultati non dipendono soltanto dalla mia buona volontà. Sono il frutto del lavoro dell’intera squadra di governo, che coinvolge anzitutto il presidente Conte e il ministro Gualtieri, e delle lungimiranti sollecitazioni del presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Prima del manifestarsi dell’emergenza Covid, nel suo messaggio di fine anno, il capo dello Stato ha parlato delle nostre università, dei centri di ricerca, delle prestigiose istituzioni della cultura come «di un patrimonio inestimabile di idee e di energie per costruire il futuro».