Un tempo di contrazione e fragilità dei diritti sul posto di lavoro, sembrano segnare una controtendenza le numerose iniziative di welfare aziendale che, nell’ultimo decennio, continuano a moltiplicarsi nelle imprese italiane.
La normativa nazionale di settore incoraggia questa fase espansiva. Con la legge232/2016 (la legge di bilancio2017)e la circolare 5/2018, l’intera disciplina del welfare aziendale è stata messa a sistema e il principio della defiscalizzazione dei benefit a misura della popolazione aziendale è stato disegnato al dettaglio. Per la verità, il primo rapporto Censis/Eudaimon sul welfare aziendale presentato lo scorso febbraio svela alcune contraddizioni di questo strumento.
Si tratta di misure chiaramente non universalistiche, che escludono di netto dai benefit precari e disoccupati. Con un impatto ancora modesto sui redditi bassi, che mal sopportano la sostituzione sempre più diffusa dei premi di produzione in denaro—tradizionale misura di integrazione reddituale — con benefit e bonus. Tuttavia il 65%dei lavoratori gradisce le misure di welfare aziendale, in particolare tra i dirigenti ei lavoratori con figli piccoli a carico.
Lo sforzo delle imprese di questo Paese verso la costruzione di ambienti di lavoro attenti alla protezione sociale e alla qualità della vita dei lavoratori è una buona notizia.