Buoni pasto come denaro per fare la spesa: le previsioni del decreto 122/2017 costituiscono solo l’ultimo degli interventi per cercare di dare, attraverso i servizi, più valore alle buste paga, in un tempo in cui gli scatti monetari sono contingentati per le difficoltà generali e per il tentativo delle aziende di comprimere i costi.
Sempre più spesso i servizi che potremmo mettere sotto l’etichetta di welfare aziendale – di cui i buoni pasto sono una voce di base, insieme a interventi che rispondono a esigenza più articolate, come l’assicurazione-malattia, il voucher per la scuola dei figli o l’aiuto per la non autosufficienza – hanno “aggiunto” alla finalità di fidelizzare i dipendenti, la funzione di pagare produttività, innovazione ed efficienza.
E’ stata la legge di bilancio 2016 a sancire ufficialmente la possibilità di scambio tra il welfare e il salario di produttività, nel rispetto di massimali.